Intervista a Prìncipi & PrincĂpi: identità di un editore
23 Novembre, 2011Due libri della collana Piccola Biblioteca dell’Immaginario, Prìncipi & PrincĂpi
Intervista di Anna Castagnoli ad Andrea Rauch, editore di Prìncipi & PrincĂpi
Perché editori e perché editori per bambini.
Prìncipi & PrincĂpi nasce come costola dello studio di grafica Rauch Design e raccoglie, in ogni senso, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista ideale, lâesperienza e, quasi, lâeredità dello studio. Bisognerebbe farne la storia e forse si capirebbero meglio i passaggi dalla grafica allâeditoria.
Lo studio si era sempre occupato (dai tempi in cui, con Stefano Rovai, dividevamo la sigla Graphiti), di quella che allâepoca si era chiamata âgrafica di pubblica utilitàâ e che, nel corso del tempo, dalla fine degli anni â70 in poi, aveva cercato di dare alla âcultura del progettoâ italiana non solo la dignità commerciale ma anche quella sociale e politica. Pensavamo allora, come pensiamo oggi, che la grafica sia âresponsabilitàâ e chi si mette allâanima il problema di comunicare deve essere sempre consapevole che le sue scelte saranno valutate, giudicate, esaminate, non tanto dal punto di vista della risultanza estetica quanto da quello dellâimpatto sociale. Un manifesto, ben progettato e ben disegnato, un biglietto del tram leggibile e chiaro, un libro dalla forma e contenuto adatto ad ogni circostanza, una segnaletica che non ci faccia perdere la strada e non risulti insopportabile per la sua volgarità o ridondanza: tutte facce dello stesso sistema. La grafica ci sembra ancor oggi essere una delle cartine di tornasole per giudicare del grado di civiltà di un paese. Detto questo si può aggiungere come le esigenze del marketing si siano fatte strada nel mondo della comunicazione a colpi di machete, se non di bazooka, e abbiano ridotto il graphic designer, che un tempo si âsedeva al tavolo delle ideeâ, al ruolo di semplice, se non bieco, esecutore di strategie decise, masticate, digerite altrove (e mi si scuserà se evito di continuare in questa filiera gastrointestinale). Il grafico, in troppe occasioni, è ormai ridotto ad essere un âditoâ che sa accendere un computer e la sua âresponsabilitàâ sociale, è andata bellamente a farsi friggere. Un mondo che abbiamo tanto amato e che si è rivoltato contro di noi, offrendo della modernità solo il suo lato piĂš superficiale e volgare, e certo non è piĂš quella palestra di progettualità che si era sperata e cercata in altri momenti.
Sophie Fatus, Buongiorno Oggi, Prìncipi & PrincĂpi
Lâingresso nellâeditoria è arrivato, per noi, in un momento di amara riflessione su quanto andavamo dicendo e ha rappresentato, in qualche misura, unâancora di salvezza. Il momento cioè in cui è stato possibile riappropriarsi della nostra funzione di âprogettistiâ. Con i libri ci siamo seduti di nuovo al âtavolo delle ideeâ. Decidiamo da soli cosa fare, valutiamo se farlo e ci sentiamo sufficientemente liberi e padroni delle nostre azioni. Naturalmente poi la ânostra valle non è tanto verdeâ ma non è questo il momento di considerazioni di tipo aziendale e produttivo. Almeno in questa dichiarazione dâintenti si può evitare di parlare dei problemi della distribuzione, della mancanza di visibilità e di attenzione al settore, e di tutti quei piccoli grandissimi problemi che costellano la nostra quotidianità.
Tornando comunque alla domanda; perché editori di libri per bambini? Lewis Carroll risponde molto bene nel primo capoverso di Alice in Wonderland: âAlice cominciava a sentirsi stanca di starsene seduta senza far niente: aveva, una o due volte dato unâocchiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non câerano né dialoghi né figure e a che serve un libro, pensò Alice, senza dialoghi né figure?â Amore e attenzione quindi per lâoggetto libro, per le parole, per le figure. E attenzione, vorrei aggiungere, al mondo dellâinfanzia.
R.L. Stevenson e Roberto Innocenti, L’isola del tesoro, Prìncipi & PrincĂpi
Quanti titoli in un anno?
Prìncipi & PrincĂpi esiste da un anno e mezzo. Per adesso abbiamo pubblicato trentasette titoli ma negli ultimi mesi abbiamo rallentato il ritmo perché ci siamo accorti che con le nostre poche forze non riuscivamo ad occuparci come avremmo voluto dei singoli titoli, finendo per trascurare progetti e autori cui avremmo voluto e dovuto dedicare maggior attenzione. Credo che per il prossimo anno ci assesteremo sulle 15 uscite.
Nella scelta dei libri che pubblicate potreste individuare un filo conduttore? Eâ uno stile? Un messaggio? Unâidea? Un desiderio?
Quello che ci riproponevamo è abbastanza esplicito nella nostra ragione sociale: Prìncipi & PrincĂpi. Con i âprìncipiâ che rappresentano il mondo dellâimmaginazione, della fantasia, della figura e i âprincĂpiâ quello della responsabilità sociale. Una parte della nostra produzione riguarda infatti classici della letteratura che hanno la possibilità di accendere e alimentare la fantasia. Libri non solo per bambini (Pinocchio, Alice, il Mago di OzâŚ) ma anche grandi classici dellâinsolito e del misterioso, puntate nella letteratura moderna piĂš stuzzicante e inquieta (da Hoffmann a Kafka) o quella piĂš ariosa e coinvolgente (Stevenson, Conan DoyleâŚ).
Sono libri di fattura âclassicaâ, con tutti gli elementi che si prestano (speriamo) a farne un prodotto di consumo essenzialmente elegante. Il progetto grafico qui è talmente semplice che pare non esserci quasi. Il carattere di stampa è classico, i margini, le giustezze, lâinterlinea, tutti gli elementi della tipografia quindi, calibrati, la carta leggermente avoriata, le illustrazioni mai invasive rispetto al testo. Sono testi che vogliamo siano letti e non solo sfogliati. Grandi letture e non raccolta di figurine. Figurine comunque che si devono a molti grandi illustratori, da Guido Scarabottolo a Fabian Negrin, a Gianni De Conno, a Roberto Innocenti, a Octavia Monaco, ai giovani Ale+Ale.
Federica Iacobelli e Chiara Carrer, Il dono di Alma, Prìncipi & PrincĂpi
Lâaltra parte importante della nostra proposta, che abbiamo definito âStorie del nostro tempoâ, riguarda i titoli che piĂš si riferiscono a quegli intenti di responsabilità sociale cui abbiamo piĂš volte accennato. Abbiamo pubblicato un albo sulla fecondazione assistita âspiegata ai bambiniâ (una storia delicata e densa scritta e disegnata da Brunella Baldi), uno sui bambini in affido: Il dono di Alba (Federica Iacobelli e Chiara Carrer), un paio di storie sui problemi dellâimmigrazione e della coesistenza (Marco Paci, Carolina DâAngelo, Serena Intilia, Antonio Ferrara), una storia per bambini molto piccoli sul problema dellâidentità (Simone Frasca), uno sulla percezione del tempo (Sophie Fatus). Molti fili conduttori, come si vede, e non sempre si riesce a tenerli ben stretti. Anzi tendono a sfuggire di mano.
Serena Intilia e Antonio Ferrara, In viaggio, Prìncipi & PrincĂpi
Quali caratteristiche deve avere un testo o unâillustrazione per sedurvi? Cosa è che vi fa dire: âquesto illustratore (autore) è per noiâ?
Molti degli illustratori che stiamo pubblicando sono nostri vecchi amici. Con loro abbiamo condiviso nel tempo idee, lavori, esperienze. Con Roberto Innocenti, ad esempio, abbiamo diviso lo studio dal 1979 al 1983, con Guido Scarabottolo abbiamo progettato gli arredi dellâOspedale pediatrico Meyer di Firenze e quelli della Biblioteca di Scandicci. Era quindi naturale rivolgersi a loro per i nostri primi libri. Poi le proposte che ci arrivavano via via, di autori giovani (Marco Paci, Serena IntiliaâŚ) si inserivano perfettamente nel percorso che volevamo intraprendere e che abbiamo cercato di delineare. Diciamo che la nostra âlineaâ editoriale è un mix abbastanza chiassoso di storia personale, di progettazione, di fortuna.
Nella situazione culturale e politica del vostro paese vi sentite inseriti in una rete che vi sostiene? Come la definireste? Quali sono i suoi fili principali?
La parola âreteâ presuppone una progettualità di sistema che non mi sembra ci sia nel nostro paese. O almeno, le reti che si possono riconoscere e individuare o sono cartelli di grossa editoria che allungano i loro tentacoli sulla distribuzione e sullâorganizzazione dei punti vendita, o concentrazioni economiche e finanziarie del tutto, o quasi, disinteressate se non al business.
I piccoli editori sono il vaso di coccio tra vasi di ferro di manzoniana memoria: isolati, economicamente deboli, privi di visibilità. I pochi tentativi di fare sistema delle biblioteche pubbliche e delle istituzioni locali sono, almeno al momento, tentativi timidi, spesso caotici, e non sempre efficaci. I piccoli editori e le librerie indipendenti dovrebbero provare a âsocializzareâ le loro esperienze, le loro capacità, la loro fantasia. Sarà possibile? Boh, non lo sappiamo. Al momento continuiamo a tastare il terremo. La situazione è sostanzialmente, almeno dal nostro punto di vista, confusa. Continuiamo a stare alla finestra, ma non possiamo limitarci a guardare il panorama.
Biancaneve, la fiaba dei fratelli Grimm illustrata dallo scultore Sergio Traquandi, Prìncipi & PrincĂpi
Le co-edizioni: che politica avete di vendita e acquisto dei titoli? Preferite creare i vostri libri, venderli e/o comprarli dallâestero? Perché? Rispetto ai titoli che comprate e/o vendete ci sono differenze di accoglienza nei diversi mercati internazionali?
Siamo nati da troppo poco tempo per avere le idee chiare sul mercato internazionale, sullâacquisto o la cessione dei diritti con lâestero. I tentativi che abbiamo fatto, in maniera isolata, non hanno prodotto granché. Recentemente ci siamo comunque affidati ad un agente che, dallâultima Fiera di Francoforte, ha portato almeno un portafoglio-contatti che cercheremo di attivare prima possibile, in entrata e in uscita. Staremo a vedere.
Una cosa che vi piace del vostro lavoro e una che non vi piace.
Ci piacciono i libri. Ci piace il modo con cui si possono mescolare con il mondo dellâimmaginario, con la vita reale, con le problematiche dellâinfanzia. In genere ci piace la gente e i contatti, a volte le amicizie o le sinergie, che si possono attivare. Ci piace lâentusiasmo con cui molti reagiscono agli stimoli, da autori, illustratori, o lettori non importa. Ci piacciono tanti piccoli librai indipendenti che chiedono informazioni o vogliono collaborare e condividere la propria esperienza. Ci piacciono i giovani illustratori che si presentano con la cartella sottobraccio e investono sulla loro speranza di futuro.
Per dire quello che non ci piace ci vorrebbe forse un tomo grosso come lâelenco telefonico. Siete disposti ad ascoltare lâelenco delle lamentele?
9 Febbraio, 2022 at 5:25
[…] [4] Anna Castagnoli, Intervista ad Andrea Rauch, Le figure dei libri, […]